“[…] Leonardo Pappone, in arte Leopapp, inizia la sua carriera artistica nella mia Galleria Artes Contemporanea, a Campobasso. Artista di straordinaria passione, esprime con i suoi lavori una freschezza creativa dettata dal suo fare da autodidatta, che gli consente di essere libero da qualsiasi schema nelle sue composizioni, quasi sempre tratte dal tessuto urbano. Ha per l’arte un continuo, sviscerato, crescente amore.”
“[…] Creare un quadro è semplice; darvi vita, quello è difficile. Scegliere i colori, le sfumature e farli parlare attraverso i nostri sguardi, questa è arte.”
“[…] È una pittura etica, un messaggio morale senza tempo, realizzata su tela e conceria, un’ispirazione un po’ da De Chirico che trascina sul Futurismo, per vedere dove va la mano. Ho visitato entusiasticamente diverse mostre di Leonardo Pappone: spontanea passione per l’arte e costante esaltazione del bello sono le caratteristiche in progress della sua arte, che mi ricorda il celebre verso dell’Ode ad un usignolo di John Keats: “L’arte illumina l’animo e spegne la violenza.”
“[…] L’arte del maestro Pappone è un’arte unica. La sua, una tecnica molto interessante, che racchiude un’esperienza formidabile sull’uso dei colori. Artista unico nel suo genere.”
“[…] Vedi i suoi dipinti e ti accorgi della profondità del suo vissuto. Luci, grigi, rossi e ombre che simboleggiano e ritraggono slanciati e moderni edifici che occupano spazi che viaggiano verso il cielo. Le opere di Leonardo Pappone hanno una loro specificità. E ogni volta che le osservi, come si fa leggendo un buon libro, cogli un tratto inedito del suo messaggio artistico. Non c’è solo il gusto per il bello e il moderno, in quello che riesce a trasmetterti con le sue opere, ma anche una discontinuità narrativa che nasce dalla sua acuta capacità di osservare e far tesoro dei mutamenti generazionali.”
“[…] Fin dalle prime esposizioni, Leonardo Pappone ha privilegiato due filoni iconografici, entrambi legati all’ambiente urbano: i graffiti che spesso decorano (o deturpano) le moderne città e i profili dei giganteschi grattacieli delle megalopoli. Sono proprio queste ultime immagini ad aver catturato la mia attenzione fin dalla prima occasione in cui ho conosciuto l’artista: in quei grattacieli, dai colori a volte decisi e a volte sfumati, è racchiusa un’idea di vita frenetica e allo stesso tempo isolata che caratterizza spesso l’esistenza nei grandi agglomerati urbani. Ma al di là delle considerazioni che tali opere possono far nascere in chi le osserva, resta il fascino estetico che le caratterizza. I recenti sviluppi, attraverso continue sperimentazioni di tecniche e immagini, non hanno fatto altro che confermare il mio interesse per i lavori di Leonardo Pappone, che resta un artista contemporaneo di notevole spessore. […] I paesaggi metropolitani realizzati con una originale tecnica compositiva mi ricordano il gioco d’infanzia dei “mattoncini”. L’apparente solitudine dei paesaggi lascia pensare all’invisibile brulicare di vita presente in quelle enormi costruzioni.”
“[…] Oltre il telaio e la tela, oltre gli olii e i pigmenti dei colori, al di sopra delle linee e delle setole del pennello, oltre la mano che riproduce le forme e gli occhi intenti a inquadrare gli spazi, c’è Leonardo Pappone e il suo mondo interiore, vivo ed espressivo come l’artista che abita il lui.”
“[…] Senza presunzione di poter disaminare lo spettro qualificato e produttivo del maestro ed amico Leonardo Pappone, proverò a fornire ugualmente alcune informazioni della grande proposta creativa che lo contraddistingue. Il maestro Pappone costruisce l’opera d’arte facendo ricorso ad una grande libertà di pensiero e gestuale, il cui limite è evidente, soverchia l’impetuosità costruttive artistico-formali per giungere alla valorizzazione dell’immagine che mira al valore empatico emozionale dello spettatore. Nei suoi lavori il linguaggio ha espressione morale in quanto l’opera è tipizzata da un messaggio sempre positivo, sempre di speranza.”
“[…] Leonardo Pappone è un artista audace ma con un velo di timidezza, come se la sua ricerca dell’infinito fosse animata da un vittimistico romanticismo. I suoi dipinti raccontano storie incompiute o appena accennate, i suoi cieli non sono mai azzurri e i colori sempre autunnali. È difficile capire il fantastico mondo di Leonardo Pappone ma ammirare un suo quadro è uno stupore. Le linee dei suoi disegni sono slanci strutturali ma indefiniti, tutti protesi verso l’alto, quasi a voler accarezzare il cielo che prima o poi si colorerà di azzurro. Onorato di averlo conosciuto e un po’ raccontato.”
“[…] Il Pittore Magister. Volevamo, inizialmente, anteporre il termine “magister” a quello susseguente di “pittore”. Anteponendolo, ci sovveniva nella mente che qualcosa non quadrava, insomma qualcosa, come suol dirsi, non procedeva per il verso giusto. La locuzione “magister” corrisponde nella lingua italiana al termine “maestro”. “Maestro”, inteso, codesto termine, in senso estensivo, ossia nelle più vaste e diversificate accezioni che la lingua di Dante permette. Nel caso di specie, nel caso di Leonardo Pappone, anteponendo “magister”, codeste espressioni, il Magister Pittore, ci apparivano riduttive, soprattutto la parola latina “magister”: il maestro Pittore, sminuiva assai le qualità pittoriche dello stesso artista. Artista, che, per fortissima passione, abbinata a talenti naturali, poggiante su indole innata, congenita, coltivata nel tempo, nell’ultimo tempo a noi più prossimo, nasce autodidatta. Artista, come sovente si proferisce e si ascolta, si autocostruisce sul campo, sull’intrigato terreno dell’arte della pittura; si fabbrica, s’industria in casa, pardon sulle tele e sui cartoncini poggianti su cavalletto, ed al cospetto di esso. Leopapp è il Pittore Magister; è il Pittore maestro dell’arte pittorica non figurativa, astratta, ma non proprio astratta del tutto. È vero, Pappone, per certi versi e per certi modi di dipingere, si astrae dalla realtà, si astrae, ma non proprio si astrae del tutto, non proprio si allontana del tutto dalla realtà, dalla contemporaneità, dalla nostra attualità. O meglio, Leonardo Pappone, il Pittore Magister, è tendente all’astrattismo. Difatti, il reale appare nelle sue opere, nella sua pittura, nei suoi lavori, e li caratterizza, anche! Reali sono, prevalentemente, gli oggetti che suole dipingere, quindi realizzare. Li dipinge, li pennella ad arte. Dunque, il nucleo centrale delle sue opere è realistico, ma non realistico del tutto. È tendente comunque al realismo. Ma non è proprio realistico del tutto. Intanto, nelle stesse opere, si osservano cenni ed accenni di realismo. L’oggetto realistico, a cui tende dipingere l’autore, racchiude, nello stesso, il significato delle opere dipinte, e lo concentra, sintetizzandolo. Sta poi al Pittore Magister, effettuare, intorno ad esso, variazioni sul tema predominante. Dilettandosi, non poco, con virtuosismi pittorici, originali, e personalissimi da autentico campione fuoriclasse dell’arte della pittura. Imprime, e stende, micro-segni cromatici con gesti unici, reiterati tantissimo, e tantissime volte incisi, giammai risultano stucchevoli, sempre vari e diversificati appaiono. Tocchetta, peraltro, colorazioni gradevoli, costituendo ed armonizzando nucleo ed abbinando ad esso aloni e contorni meravigliosi. Anche questi ultimi, risultano stesi, spalmati con segni e con punti cromatici, disseminati attraverso la manipolazione di pennelli e la manualità di pennellini a guisa di incisioni, infinite, infinitesime, infinitesimali. Oltretutto, cospargendo aloni e contorni dei nuclei centrali del dipinto il contesto generale non risulta giammai vacuo. Lo stesso, che si ha di fronte, si concede, si lascia scivolare a personali interpretazioni e a spunti di critica personalissima. Insomma, facilmente si riesce a carpire e ad estrarre il significato e, nello stesso tempo, a creare quindi una sorta di connessione telepatica con l’idea dell’Autore, che ha inteso trasferire su tela, su cartoncino. Orbene, il complesso delle macro e delle micro-cromie, l’insieme delle immagini impresse e contenute nei dipinti, il contesto in cui restano immortalati nuclei e contorni di essi, il proscenio dove si svolge l’evento pittorico, tutto attira, placidamente, e lo sguardo, più delle volte, lascia l’osservatore persino basito, e lo stravolge stupefatto per le cose meravigliose, che gli appaiono al cospetto di se stesso, attraverso l’apparato sensoriale visivo. Ultimiamo codesto scritto con il nostro motto, che, abbiamo coniato così: Mette buonumore! Ossia, la visione di un qualsivoglia lavoro pittorico di Leopapp, Mette buonumore! Insomma, il medesimo riesce ad imprimere serenità al nostro inquieto e peraltro conturbato stato d’animo, quindi gli immette vigoria, vitalità, contentezza, entusiasmo, persino gli inculca, gli dona, sprigionando, spirito positivo.“
“[…] Ricordo l’inizio della vita artistica di Leonardo Pappone, negli anni ’60 – ’70, nel piccolo borgo di S. Pietro di Montefalcone di Val Fortore, centro popolato da contadini e piccoli artigiani. In quel borgo mi ero trasferito da Via Aia dell’olmo nel 1965. Mi ero trovato subito bene e in breve tempo mi sono inserito nella vita sociale del paese, con tanti amici, compresi ragazze e ragazzi. Tra questi, Leonardo, figlio di Michele Pappone, grande amico di famiglia. A me piaceva dipingere e disegnare, passione avuta fin da bambino: dedicavo molte ore alla ricerca di forme nuove, raffigurazioni di paesaggi diversi. Il piccolo Leo mi seguiva continuamente; era un ragazzo attento e diligente, appassionato ai miei racconti e alle esperienze fatte in seminario. Nelle riflessioni attuali, ci si accorge che per incrementare e scoprire le nostre doti, bisogna scavare nel passato. La formazione artistica è un insieme di esperienze nel nostro cammino di vita, espresse in tutte le sue forme. Così è stato anche per l’artista Leonardo Pappone, che ha saputo coltivare con passione l’arte, migliorando in continuazione la forma, il pensiero e gli obiettivi.“
“[…] Leonardo Pappone, esplosivo nella sua sublime umiltà. Irriducibile, bello e garbato. Col sorriso e col pennello. In una versione che sembrava provvisoria, e che è poi diventata la sua nuova divisa. La divisa di un artista che è riuscito a sorprendere un po’ tutti. Attraverso un’immagine netta che non ammette sfumature o vie di mezzo e che lo stesso Leo ha contribuito a costruire con naturale spirito artistico. Leonardo è l’amico di sempre, che ci guida nella conoscenza dei suoi lavori e ci introduce nella sua bottega per mostrarci i dipinti che più ama, insegnandoci i segreti del suo talento, rimasto per ragioni oggettive nascosto per troppi anni. Leonardo sa realizzare opere profonde, limpide, intense ed appassionate, che ci confermano le sue altissime qualità e che rappresentano la glorificazione di un artista che “l’altra vita” sembrava destinata a tenere nascosta.“
“[…] Nel mio percorso di vita ho avuto il piacere di conoscere Leonardo Pappone sia dal punto di vista umano, sia per il suo impegno come “artista”. Ho partecipato personalmente ad alcune sue “personali” ma, non essendo un esperto del settore o un intenditore della materia specifica, non sono in grado di esprimere un mio giudizio sul valore artistico delle sue opere. Posso dire, però, che i colori e le immagini che imprime sulla tela, qualunque sia la tecnica usata, mi regalano una sensazione di gioia e stimolano la mia fantasia a ricercare, in quelle immagini, quale sia il messaggio che Leopapp ha voluto trasmetterci.”
[…] Leopapp sorprende in misura di quella spaccatura, moderata e ricucita, tra l’anima del fanciullo e la razionalità dell’uomo pensante. A guardare le sue tele ci si ritrova conturbati da un doppio movimento: da una parte il migrare libero dell’occhio tra le pennellate sciolte e dall’altra la struttura calibrata della tela. L’elemento del graffito, ad esempio, che nasce come raffigurazione quasi spontanea e affrancata da codici stilistici troppo rigidi, trova con Pappone un’interpretazione leggibile. Con i paesaggi urbani, invece, quella pittura in azione, che tanto lo avvicina a Pollock, si configura in poetica personalissima nelle scelte cromatiche e nella resa emotiva del soggetto metropolitano. Leopapp è dunque pittore e artista dalla doppia anima, ludico ma razionale, spontaneo ma misurato, istintivo ma ponderato. Il risultato è una produzione capace di toccare corde intime e profonde e, allo stesso tempo, soddisfare i percorsi formali in cui lo sguardo si perde per poi, sorprendentemente, ritrovarsi.”
“[..] LeoPapp un artista che riesce a restare se stesso in tutte le tematiche che gli vengono proposte in occasione di mostre, esposizioni, rassegne, un autore originale che ha fatto della sua visione personale del tessuto urbano metropolitano lo sfondo e la contestualizzazione di tutte le sue riflessioni, i suoi ragionamenti sul mondo e sulla vita. Pensieri eterni che si distendono sulla tela, si animano di colori, si rendono visibili in assenza di un tempo e di uno spazio preciso, come figure geometriche verticali che svettano, decollano, prendono il volo”.
“[..] Casa, una parola semplicissima , usata tantissime volte ogni giorno! Ma sappiamo davvero cos’è una casa e qual è il suo significato? Se ci fermiamo alla definizione più immediata, e certamente corretta, la casa è materialmente uno spazio ben definito da strutture nel quale ciascuno trascorre una parte di tempo della propria vita al di fuori da impegni di vario tipo.
La prima casa degli esseri umani era in realtà semplicemente un rifugio, un riparo da agenti atmosferici avversi, da animali e pericoli vari, con lo scorrere del tempo è andata sempre più definendosi ed articolandosi in maniera man mano più complessa ed articolata differenziandosi non solo fisicamente per diventare con il tempo simbolo della propria affermazione e del proprio status sociale.
Moltissime, naturalmente, le sue immagini nell’arte, sia vere e proprie riproduzioni di dimore esistenti o comunque reali, che “visioni” del tutto personali di abitazioni che vanno ben oltre le caratteristiche fisiche effettive e canoniche.
Le opere di Leopapp, propongono maggiormente palazzi , grattacieli, non vi sono visibili finestre, non figure umane, essi sono naturalmente abitazioni ma il loro compito preciso sembra quello di svettare verso l’alto, verso l’ignoto, verso quanto non si conosce ma si vorrebbe riuscire a scorgere.
Mi fanno andare col pensiero non al risparmio di spazio ( sempre più ridotto) ma ai sacrifici ed alle offerte di quegli uomini di un passato molto remoto che per i loro momenti di preghiera e le offerte sceglievano altitudini per poter essere uditi e mandare verso l’alto gli effluvi profumati delle essenze più rare inizialmente riservate alla divinità.
Qui non viene mostrata la presenza umana, non si coglie, tutto è all’interno quasi nascosto, il tempo trascorso in casa (di solito poco) segue quello vissuto all’esterno fra impegni scanditi dall’orologio, da incontri di tante persone ma senza che ci sia un vero contatto se non superficiale ed effimero, stare vicini fisicamente senza esserlo davvero!
Pertanto questi grattacieli che vogliono quasi graffiare il cielo vorrebbero forse chiedere qualcosa, come i nostri antichi antenati offerenti dall’alto delle inospitali montagne?
E allora ci viene in soccorso il colore che riscalda, movimenta, illumina le verticalità; abbiamo bisogno di luce per vedere, per poter osservare il fuori ma anche il dentro, quanto non è visibile se non con la luce ed il calore del pensiero supportato dalla consapevolezza della propria essenza che è quella di “esseri umani”, con tutto quanto ne consegue.
E poi si pensa anche a quanto di negativo è stato fatto soggiogando, o meglio pensando di poterlo fare (che stolti!), la natura nella quale viviamo, sfruttando ed inquinando l’ambiente a discapito della salute di ciascuno , delle biodiversità, in pratica della vita, ma prendendo coscienza di tutto ciò arriva un segnale importante, quello del riciclo. Le opere di Leopapp, non sono realizzate su materiali convenzionali , lui utilizza supporti che magari erano stati abbandonati, buttati, sacchi di iuta, cartoni. Allora l’invito sottinteso a dare una mano, anche se piccola ma costante, per tutelare e tutelarci.
Io credo che l’Arte , quella contemporanea in particolar modo, una volta espressa dall’autore viene acquisita da chi la osserva offrendo svariate letture e personalissime emozioni, ma credo anche che il messaggio trasmesso, sia volontariamente che senza quasi accorgersene, possa essere un invito a vivere insieme avvertendo nella casa il senso pieno della propria intimità e nello stesso tempo della propria vita che non può escludere il piacere e la pienezza della condivisione.
In poche parole si può affermare che : la casa la costruisce ciascuno di noi, o meglio “la casa siamo noi”.
Questi sono rapidi pensieri che arrivano quando guardo le opere di Leonardo al quale va la mia amicizia ed il mio rispetto quale artista e soprattutto quale uomo “.
“[..] Dai palazzi ai grattacieli agli agglomerati urbani. Slancio e verticalità, che spingono l’uomo verso l’alto in un viaggio diretto al futuro: l’ascesa verso il nuovo, il misterioso. Protagoniste le metropoli e le architetture urbane, l’emblema di Leonardo Pappone. La sua ricerca artistica è fondata sulla verticalità dell’arte gotica, sul desiderio dell’uomo ad elevarsi. Ad animarle e illuminarle è il colore, rendendole vive o cupe. Un’idea diversa di città, vista come luogo di solitudine, ma pienamente collocata nella contemporaneità: dinamica e multietnica, globalizzante e in divenire. Una città orientata alla sostenibilità, ambientale ed energetica. Da qui la scelta di materiali non convenzionali, riciclati, come i supporti di juta dei sacchi di caffè, perfetti ad adattarsi sulla superficie. Regalando, a tatto e vista, nuove sensazioni e trame. Arte… di riflessione, che ripercorre le sue origini per arrivare ad una visione moderna, contemporanea, emozionale ”.
“[..] Next City, NEXT… prossimo, è così che Leonardo Pappone in arte Leopapp ha voluto intitolare le ultime sue creazioni. Come a voler dare alla sua arte nel rinnovarsi il senso della continuità, nell’elemento distintivo che ti fa riconoscere immediatamente nei suoi lavori l’evoluzione, nei materiali, nello sviluppo grafico e nei colori. La città diventa rarefatta, si eleva, quasi lievita fino a cancellarne l’orizzonte.
Quando l’ho conosciuto, prestava servizio come ufficiale nella Guardia di Finanza e non praticava la pittura. Mi fece vedere un suo quadro fatto da ragazzo che raffigurava il volto di una giovane donna. Subito riconobbi in quel piccolo dipinto un talento. Immaturo forse e con poca esperienza ma di sicuro talento. Non passò molto che Leonardo riprese la sua passione, quella che lo riconduceva al dono che aveva. La pittura. I suoi nuovi lavori erano assai diversi da quel volto di giovane donna, si immergevano in quella che è la giungla della nostra società. La City. I suoi fabbricati sono verticali, geometrici, confusi, illuminati, bui. Nei suoi quadri un percorso fatto di sensazione, di attualità, di speranza e paure. Il filo conduttore del suo lavoro lo porta, almeno fin ora, a non distaccarsi da essa, anzi a studiarla, a sviscerarla, scandagliarla. In maniera che potrebbe sembrare ripetitiva, quasi ossessiva. Invece il continuo utilizzo di nuovi materiali, colori, formati lo portano ad un continuo rinnovarsi pur rimanendo fedele a sé stesso. Nei materiali utilizzati, come la juta recuperata dai sacchi di caffè o i cartoncini d’auguri della Guardia di Finanza, piuttosto che i cartoni da imballaggio, assolve al quel compito di riciclo che la nostra società ci impone ma che ci vede ancora incapaci di adempiere.
Next City dunque. Quale sarà la prossima Città come sarà. La storia darà torto o ragione ma l’arte sarà sempre lì a coglierne i mutamenti e testimoniarne le emozioni e di certo Leopapp né sarà sicuro protagonista ”.