Presentazione della mostra “Habitat Urban” di Umberto Berardo


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Presentazione della mostra “Habitat Urban” di Umberto Berardo  

“[…] personalmente credo che la creatività artistica, e culturale più in generale, sia uno degli elementi di valore più grande dell’attività umana, giacché rende una persona consapevole, libera, comunicativa, critica e per ciò stesso attiva nei processi di costruzione e di miglioramento della società e della civiltà. Essere presenti allora ad una personale di pittura come quella che stiamo per inaugurare è un momento arricchente perché permette a ciascuno di entrare nella bellezza delle tele seguendo con lo sguardo l’attrazione splendida della distribuzione intelligente del colore e la speranza surreale di un pittore che cerca di comunicare osservazioni, sentimenti, sensazioni e riflessioni. Ho conosciuto Leonardo Pappone appena un anno fa e vi dirò francamente che c’è stata in me sorpresa, ma anche gioia quando mi ha chiesto qualche settimana fa di presentargli questa mostra a Campobasso. Ha un curatore della stessa di grande spessore come  Lorenzo Canova che è professore associato di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi del Molise.  Nel ruolo di presentatore ha affidato il compito ad una persona come la mia che cerca ormai da anni di contribuire alla promozione della cultura nel Molise e l’evento di questa sera è appunto un momento di rilevante promozione culturale. Ho riflettuto un po’ e credo alla fine di aver compreso le ragioni della sua richiesta, delle quali vi accennerò più avanti. Leonardo Pappone è nato a Montefalcone di Val Fortore (BN), ma è molisano di adozione, giacché vive a Campobasso da oltre un decennio e si è integrato nella città a livello sociale, relazionale e culturale.  Avvocato e pubblicista, lavora presso l’amministrazione dello Stato e dunque in un settore molto lontano dal piano artistico per il quale, giovanissimo, ha avuto evidentemente sempre un grande interesse che poi si è trasformato in passione attraverso un percorso inizialmente istintivo ed autodidattico, ma poi sempre più ricercato e legato, nello studio e nell’indagine tecnica, ai filoni dell’arte contemporanea. Il lavoro di pittore lo ha portato ad una produzione molto ricca ed allora si è deciso a partecipare a mostre e concorsi nei quali sta riscuotendo ormai consensi significativi di critica e di pubblico. A me non lo ho mai confessato, ma credo di aver intuito e di poter dire che in questo suo percorso ci sia lo stimolo ed il sostegno della sua splendida famiglia che ha sempre incoraggiato questa sua passione e ne ha seguito il percorso, stimolandone poi l’evoluzione. In poco più di un anno le sue opere sono state esposte in più di dieci mostre in Italia partendo da “Segni innocenti” tenuta a Campobasso nel maggio del 2013 per giungere a “Flash City”, la personale di Roma presso la sede del CNA in via Gugliemo Massaia 31 dal 22 al 29 novembre 2013 fino “Flash City 2.0” presso “Il Caffè degli Artisti” a Bologna dal 24 gennaio al 28 febbraio 2014 e “OpenARTmarket” presso la Fonderia delle arti a Roma dal 24 maggio ancora in corso fino al 24 giugno 2014, solo per citare le più significative. Si intuisce facilmente come tale percorso espositivo, sempre seguito da un pubblico nutrito ed affascinato, testimoni la particolare vena artistica di un pittore che riesce, come vedremo, a suscitare in tutti sensazioni di coinvolgimento nella descrizione e nell’analisi del vissuto che egli cerca di portare all’attenzione di chi si pone davanti alle sue tele. Oltre ogni previsione il numero dei visitatori che non si sono limitati alla firma di presenza, ma hanno lasciato tantissimi attestati di apprezzamento. Anche i mass-media, ma soprattutto gli esperti, se avete voglia di fare una ricerca sul web, sottolineano positivamente con stima la sua maestria nell’uso del colore, nella capacità rappresentativa della realtà posta sempre in relazione al bisogno costante di estraneazione nel surreale. Dicevo prima di aver intuito la motivazione per la quale Leonardo ha chiesto di presentare questa sua mostra proprio a me. Credo lo abbia fatto in maniera allo stesso tempo inconscia e consapevole. Ha scelto me perché in questa fase pensava ad un momento descrittivo delle sue opere, una lettura cioè capace di presentare temi, tecniche e funzioni dei suoi dipinti, lasciando ancora una volta, come nelle precedenti esperienze, il successivo discorso interpretativo al visitatore ed al critico d’arte. D’altronde ha ragione chi sostiene che una lettura  esageratamente analitica rischia di falsare il messaggio comunicativo dell’autore sostituendo ad esso magari visioni forzate o devianti. Io dunque farò, come dicevo, una lettura concisa delle opere, sicuro di rendere il servizio migliore ad un pittore che non è solo emerso di getto nel panorama artistico nazionale, ma che sta riscuotendo già, come dicevo, grandi consensi. LEOPAPP ha fin qui privilegiato il paesaggio urbano e lo ha fatto con l’osservazione di angoli o squarci di città in cui si passa dagli agglomerati presenti alle sperimentazioni possibili di alternative all’esistente. C’è nelle sue tele la metropoli reale con le sue architetture e geometrie rappresentate nell’essenziale, ma vi trovate anche la città immaginata quale il pittore la vorrebbe.  Se osservate attentamente la sua istantanea personale della città contemporanea, noterete che l’artista ama l’agglomerato urbano, ma quasi si ritrae da una realtà che nel processo di costruzione e addirittura di colonizzazione della stessa ha portato l’uomo a rompere l’equilibrio del rapporto con l’ambiente stesso di vita che lui ha creato. È questa sicuramente la motivazione per cui nelle sue tele raramente trovate la figura umana che invece nella sensibilità dell’autore vive nell’ambiente da essa creato e cerca nuovi orizzonti nel surreale. Il pittore ferma l’immagine appunto come in un flash rispetto alla realtà in movimento, ma lascia a chi guarda ed osserva le vie di fuga dai più gravi rischi per l’esistenza della vita urbana che Pappone intravvede soprattutto nel sovraffollamento, nell’inquinamento e nella massificazione delle relazioni umane che appunto nelle tele sembrano assenti, mentre sono lì ad interrogare lo sguardo e la mente di chi legge ed osserva i quadri. L’alternativa di vita per Leonardo Pappone non è fuori della città, ma in una sua umanizzazione verso un futuro che cerca di indicare in una visione prospettica data soprattutto dal colore bianco e blu elettrico che finiscono sempre per prevalere sugli altri ed in particolare sul nero che rappresenta i lati negativi dell’attuale vissuto storico. Non mancano di certo fin qui tele che presentano aspetti e problemi di carattere sociale e politico, come la sua opera “Naufraghi”, che ha voluto donare in beneficenza alla Caritas diocesana di Trivento in favore dei centri di ascolto per le famiglie bisognose ed in cui attraverso materiali di raccolta prova a stimolare la riflessione sul tema dell’immigrazione.  Interessantissime anche le opere in cui l’autore s’immerge quasi in maniera onirica nel paesaggio della sua terra di origine e tu senti che lì il suo sguardo riposa sereno. La mostra che inauguriamo questa sera e che ha per titolo “Habitat Urban” presenta una serie di nuove opere di Leonardo Pappone che a me sembra rappresentino una svolta nella sua attività non solo per i temi, ma anche per la maniera di raffigurarli e la tecnica pittorica. Ci sono ancora tele che presentano visioni a distanza di paesaggi urbani reali o progettati, agglomerati moderni  con tutte le loro alienazioni  e bellezze, ma anche opere davvero originalissime con le quali si cerca di penetrare appunto nell’habitat cogliendone questa volta anche con la tecnica scritturale i problemi esistenziali nei quali l’autore entra attraverso precisi giudizi valoriali ed etici. L’orizzonte ampio nel quale si muovono gli ultimi lavori di Leonardo Pappone non è dato solo dai temi scelti che sono legati a problematiche globalizzate, ma anche da flash linguistici per slogan che non sono in italiano, bensì in inglese, lingua che meglio può comunicare il suo cosmopolitismo. La rassegna si  articola in due sezioni  interconnesse, si sviluppa e passa da una fase di iniziali  visioni a distanza di paesaggi urbani reali o progettati, agglomerati moderni  con tutte le loro alienazioni e bellezze,  sino all’interno delle stesse  a quello che viene rappresentato sui muri  delle città, negli spazi pubblici, nei graffiti, nei murales quasi una specie di street art o art of road “loghi o no loghi”, segni moderni di un  nuovo bisogno umano di espressione, di comunicabilità, nel tempo di Internet, diario di racconti di un habitat metropolitano multietnico e globalizzato, feroce e tenero allo stesso tempo, sempre sul punto di implodere per via delle  mille  contraddizioni, ingiustizie, squilibri  e sperequazioni che  connotano l’agire umano. In una osservazione attenta delle sue opere comincia ad intravvedersi la figura di volti appena accennati che sembrano osservare dall’alto condividendo il messaggio comunicativo dell’autore. Ancora una volta i materiali di supporto usati e la distribuzione e l’uso del colore, che sfuma dal tenue al forte, hanno una funzione esplosiva dal potente impatto emotivo, ma la distribuzione e la sfumatura delle tinte appaiono anche in molte tele volutamente distensive. Decisa nelle sue opere è la condanna dei tanti aspetti negativi dell’umanità che vanno dalla guerra al razzismo fino all’esclusione ed agli ideologismi fini a se stessi. Chiaro il fine comunicativo e direi perfino esistenziale del pittore che in molte tele rimarca la necessità che l’uomo possa finalmente, superando il male di vivere, come lo chiama Eugenio Montale, approdare al concetto di amore per l’ambiente e per l’uomo che dovrebbe orientare l’esistenza e che è richiamato volutamente in più di un’occasione. Ha ragione Antonietta Campilongo quando scrive che : “Leonardo Pappone sceglie il mezzo informale per lavorare sul colore e sul significato che esso assume nel momento stesso in cui viene utilizzato. La materia pittorica serve a comporre  forme e segni, grazie al continuo processo di sovrapposizioni e sconnessioni. La superficie della tela  consente continue sperimentazioni volte ad individuare dimensioni diverse dalla presente, quasi appartenessero al mondo interiore, caratterizzate da spazi, oggetti e luoghi, in cui i pieni e i vuoti, il dentro e il fuori, si misurano e si rimandano reciprocamente. Attraverso un gioco di frammentazioni, di sovrapposizioni di forme e colori, Leonardo Pappone ci parla del continuo evolvere dei pensieri e delle esperienze umane.  La non figurazione è il mezzo che Leonardo Pappone predilige per meglio rendere gli aspetti di interiorità, per descrivere agevolmente, senza tante distrazioni, l’aggrovigliarsi dei concetti, dei pensieri. Tuttavia non c’è un distacco completo dalla realtà; la forza degli accenti cromatici e l’incisività del segno acquistano spesso una parvenza figurativa che innescano nello spettatore un senso di inspiegabile attrazione e di dejà vu. Colore, dunque, ma anche dinamismo. Tutte le sue tele sono pervase da un dinamismo accentuato che trasmette movimento, ma anche una certa ansia, frenesia, forse quella corsa continua in cui più o meno tutti gli ‘abitanti’ della città contemporanea sono immersi”.

Lorenzo Canova sottolinea opportunamente come Leopapp si confronti nei suoi lavori più recenti con la metropoli odierna nelle sue architetture, ma anche nei suoi particolari attraverso un intreccio di immagini, colori e slogan che costituiscono come una metafora del mondo urbano contemporaneo allo stesso tempo complesso, grandioso, affascinante, ma anche desolato e povero. In alcune opere il pittore osserva ancora la città da lontano; in altre, invece, entra dentro i suoi aspetti e le sue problematiche analizzando il tutto con attenzione meticolosa e cercando di condividere con gli altri le sue riflessioni. Questo, amici carissimi, è Leonardo Pappone. Non una vestale della pittura che si pone nel panorama culturale col piglio della presunzione, ma una persona fortemente impegnata nella società e nel mondo culturale che si sforza di cercare tecniche pittoriche innovative e spesso di avanguardia per una presenza comunicativa che allo stesso tempo vuole mettersi a confronto con la realtà per superarne i lati negativi sia in una prospettiva rivoluzionaria che attraverso piani di surrealismo liberatorio. Leonardo Pappone è una persona umile e fortemente indirizzata alla relazionalità sociale come alla creatività culturale. La sua presenza nel Molise è certamente una ricchezza di cui ci auguriamo che la regione riesca a fare tesoro .”

 

 “ Habitat Urban”  è la mostra personale tenutasi  dal 14 giugno  al  14 luglio 2014, a cura del Prof. Lorenzo Canova,  e presentata dal Prof. Umberto BERARDO,   presso  la  Fondazione Cultura Molise,  palazzo ex Gil , Via Milano, Campobasso .

Al prof. Umberto Berardo  ed al figlio Carmine il mio grazie per la loro grande disponibilità ed amicizia.