"Ogni buon artista dipinge ciò che è (…)" [Jackson Pollock, 1955]
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“LA TUA PERSONALE” di Antonio Florio
15 Aprile 2016
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Intitolare un articolo non è operazione facile da attuare. Questo particolare, non di secondaria importanza, accade ogni qualvolta un articolista si appresta ad iniziare la concretizzazione di quanto ha nel proprio intimo immagazzinato da tempo e che intende, poi, farlo esplodere su carta stampata, quindi, disponibile, pronto per la conseguente divulgazione. Cosciente, consapevole, tra l’altro, della bontà, dell’efficacia dell’operazione mediatica dirompente, a lungo meditata anzitempo. Intanto, diversi sono stati i titoli che ci sono balenati nella mente allorquando abbiamo deciso di avvicinarci alla tastiera del nostro computer per digitare quanto segue. Tuttavia, tanti, tantissimi, sono stati i tentativi prima di scegliere il suindicato titolo. E, individuatolo, svariati sono stati gli spunti che si sono susseguiti in noi prima di giungere alla scelta del medesimo, indicatovi appena poco più su. Stranamente, inaspettatamente, un ciclone si è scatenato in noi, nel nostro inconscio, per le tantissime informazioni in nostro possesso che nel tempo abbiamo immagazzinato nel vasto archivio della nostra memoria. Difatti, operazione facile, poi, è scaturita nel momento in cui abbiamo raccolto le idee, dosato le energie e finendo per inondare di inchiostro le frasi, i periodi seguenti che si sono concretizzati in forma letteraria nel presente scritto. La carrellata di titoli, che in via preliminare si sono addensati, peraltro, formando una cospicua gamma e al tempo stesso offrendoci una maggiore possibilità di scelta, vanno: dalla tua mostra di pittura, alla esposizione di opere pittoriche, alle opere esposte nell’Arte/Studio-gallery, alla mostra d’arte. Dopo infiniti attimi sfuggenti di esitazione, di incubazione, di gestazione, il nostro intuito ci ha suggerito il testé: la tua personale! E allora, perché la tua personale? La tua personale beneventana di pittura rappresenta, per noi, il punto estremo di una semiretta bloccata di un percorso iniziato alcuni anni orsono, non tanti. Cadeva l’anno 2009 in cui tu, a seguito di un periodo non florido in termini di salute, riavesti l’ispirazione per la pittura, bloccata agli anni giovanili e sin da allora mai esplosa se non in qualche estemporanea nei dintorni di Montefalcone in Val Fortore, tuo paese originario. Ed ora è esplosa a mò di forza d’uragano sin da raggiungere il punto apicale in un tardo, e un po’ freddino, pomeriggio di sabato 9 aprile u.s. accanto al poco distante Arco del Grande Traiano, in quel di Benevento. E in sette anni, da allora trascorsi, tanti sono stati i punti, meglio da noi identificati come segmenti che si sono incollati a quel punto iniziale, tutti uniti tra loro sino far raggiungere quella semiretta composta dall’ultimo segmento aperto, tendente all’infinito, ma per noi spezzata, bloccata nell’antica Città capoluogo. Bloccata, fermata sino al prossimo 21 di aprile del c.a. ‘16. Ma, altri punti, altri segmenti si succederanno. Il seguente punto, il successivo segmento aperto vedranno la luce sin dal prossimo mese di giugno, in Campobasso, dove, una tua nuova mostra avrà come oggetto unico il Tricolore e ti vedrà protagonista unico, assoluto. E dove, auspichiamo, di parteciparvi con spirito placato, e con giusta serenità, che, la medesima, non caratterizzò i nostri stati d’animo nel luglio dello scorso anno quando inaugurasti in Capri la tua personale, a pochi metri dalla Piazzetta. Fu Mostra di Pittura Contemporanea. In quell’occasione, ci onorasti di un invito cartaceo, che fa ancora bella mostra di sé, e che, guardandolo fugacemente, in noi fa affiorare, consolidando all’istante, tanti ricordi, e tanti di essi si sprigionano in noi, nel nostro animo, allorquando rispunta il nome di Capri. Capri, gli aliscafi dal molo Beverello di Napoli, la Marina grande, la Funicolare, la Piazzetta, gli eleganti vicoletti, la Marina piccola con i suoi inconfondibili scogli, i tuffi nell’azzurro e placido mare, i Faraglioni, e, più su, Anacapri, e, più giù, la Grotta azzurra. Ricordi incantevoli, indimenticabili, di scorci di gaudenti estati napoletane vissute da giovanissimo, da spensierato, da edonista studente universitario con tanti sogni nel cassetto. La tua personale, la tua ultima personale di pittura nella galleria Arte/Studio-gallery, diretta dal prof. Mario Lanzione, originario di Eboli, che è stato anche tra i presentatori della stessa insieme ai proff. Giuseppe Leone, originario di Buonalbergo, ed Antonio Petrilli, originario di San Bartolomeo in Galdo, a cui abbiamo partecipato. La tua personale è stata preceduta dalla riuscitissima inaugurazione, che ha visto presenze notevoli di vip sanniti. L’argomentazione proposta al vasto e trabocchevole pubblico presente: i graffiti. Pensavamo di osservarne solo alcuni, pochi, invece, cosa meravigliosa e sorprendente nel contempo ai nostri occhi, erano tanti ad essere stati esposti e tutti con messaggi diversi, tutti percepibili dalle successioni di variopinti segni impressi, tutti abbinati, con gusto, con arte, su quanto si voleva rappresentare. Peraltro, con cromature vive, gradevoli, ed è questa la specialità della tua pittura, mai fuori dai binari, mai un colore fuori dai margini, mai una voce fuori dal coro, mai fuori dai contesti assai circostanziati. Segni scaturiti da gesti mai improvvisati nel novero dell’astrattismo pittorico. Pensati, meditati e poi manipolati alla perfezione. E qui sta l’arte di LeoPapp. L’Artista pensa, medita, immagina forse per giorni, e di questo ne siamo certi perché niente è improvvisato al momento come potrebbe sembrare a chi non è addentro alla materia. Dipingere capolavori di quel tono, non si può, assolutamente, improvvisare, non si può, assolutamente, graffiare così! Toccchettare così la tela! Il pensare ad un oggetto, ad un messaggio, che si intende trasmettere, lanciare, gli fanno compagnia per giorni. I medesimi, stazionano per giorni nei pensieri quotidiani dell’Artista. La loro compagnia, aiuta forse, ma senza forse, a fargli vivere meglio la quotidianità, a coprire spazi temporali vuoti nel dormiveglia, nella solitudine della guida imposta, forzata nei trasferimenti dal Molise al Sannio e dal Sannio al Molise. Sono lì, per ore, per giorni dicevamo, sono lì in un cantuccio, che attendono solo di avere forma e forza reattiva per esplodere, per concretizzarsi su tela. Trovati i momenti giusti, la giusta concentrazione, la giusta calma, le giuste condizioni ambientali, necessarie per produrre quanto di bello è stato prodotto e a quanto di bello abbiamo ammirato. La fase di incubazione, di gestazione dicevamo, fanno seguire quella della realizzazione. E qui che l’Artista, attraverso la passione, la volontà, l’istinto, e attraverso la competenza gestuale, l’originalità delle tecniche utilizzate, il possesso di manipolazioni creative, gli innati talenti, le doti naturali, attraverso la scelta delle cromature iridiache, trasmette quanto prima è stato incubato, trasmette quanto poi viene realizzato. Trasmissioni di messaggi facilmente intuibili agli osservatori e se non proprio percepibili all’istante, aiutano l’osservatore a cercare la soluzione, ad individuare quanto l’Artista ha voluto imprimere. Chi ha maggior tempo disponibile, la ricerca di essi gli fa arrovellare la mente. La visione attenta dei suoi lavori, spinge l’osservatore alla individuazione e all’identificazione di cosa l’Artista ha voluto dipingere, ha voluto trasmettere. E LeoPapp trae benefici esistenziali nel pensare, nel progettare, nel ricercare i momenti in cui intende produrre, così nei tempi dell’elaborazione, dello sviluppo delle sue opere. LeoPapp è l’Artista sannita del momento; è il pittore, dallo stile unico, che più incuriosisce i critici per l’originalità che sa imprimere, che sa esprimere, e che sa incidere con irruenza su tela. E’ già un grande pittore; grande perché nel giro di pochi anni grandi critici hanno scommesso su di lui, sulla sua arte, sulla sua pittura. Possedere suoi dipinti in pinacoteche private e pubbliche, in gallerie d’arte, nelle proprie abitazioni, in salotti e studi professionali, costituiscono privilegi unici. Esporre sue opere, valorizzano gli ambienti in cui saranno esposti, dimostrando, fra le altre cose, l’acutezza dei gusti di chi li ha individuati e poi trasferiti negli spazi dove si vorrebbe stare in loro compagnia, in compagnia del bello, e dove il bello del dipinto farà intuire il carattere, la personalità, il gusto di chi li presenterà, di chi li collezionerà. LeoPapp ha bruciato i tempi, ha accorciato quel naturale arco temporale che va dalla prima comparsa dei suoi lavori alla successiva di essi e ancora alle susseguenti. Basti pensare a quanto tempo, a quanti anni, pittori dalle similari tecniche espressive, vedi Jackson Pollock e Piet Mondrian, hanno impiegato per diventare quelli che solo dopo decenni gli è stato, meritatamente, riconosciuto. Pollock e Mondrian, negli anni Quaranta del Novecento, non erano allora conosciutissimi ed apprezzatissimi, in così breve tempo, come oggi è conosciuto ed è apprezzato LeoPapp. Certamente i periodi storici sono diversi, certamente il naturale fluire del tempo hanno contribuito a far accrescere la quotazione, certamente il valore della pittura di LeoPapp si accosta ai grandi dell’astrattismo geometrico, e noi aggiungiamo a 360°, certamente sa dare, sa attribuire titoli ai suoi lavori, ciò che i grandi pittori come Pollock e Mondrian, a quei tempi, non hanno dato in alcuni dei loro dipinti o non hanno, premeditatamente, voluto darli. Alcuni loro esemplari sono tuttora esposti nei più prestigiosi musei delle città più cosmopolite del globo, come New York, museo dell’Arte Moderna. Forse non hanno voluto attribuire titoli con finalità di lasciare ampia scelta agli osservatori, ampia immaginazione, ampia interpretazione, ponendo solo in primo piano il complesso dell’essenza dei loro lavori, l’originalità della loro arte, l’inconfondibilità delle tecniche, insomma, la novità della loro pittura, con la bellezza dei segni, dalle cromature eclettiche, mai utilizzati sino ad allora. Siamo coscienti e convinti al tempo stesso nell’affermare che la tua ultima personale di pittura è realtà, è magnifico prosieguo di un percorso intrapreso sette anni orsono, è un nuovo punto, un nuovo segmento aperto e determinate che si aggiungono, entrambi, a quella semiretta immaginaria, composta, da punti e da segmenti aperti, la cui lunghezza non è giammai quantificabile.